Mito fico di Sicilia

La storia dell’albero di fico e dei suoi fantastici frutti affonda le radici nella mitologia greca. Già Plutarco ne parlava in termini sacri. Pare che il titano Sykèus, (da syke, fico) si fosse nascosto nel ventre della madre Gea, la terra, per sfuggire all’ira di Zeus. E fu proprio Gea a far germogliare dal suo grembo l’albero che ha preso il nome del figlio: fico.

Nell’antichità era reato esportare i fichi, perché ritenuti un prodotto di prima necessità. Per di più, qualora il frutto fosse stato trafugato da un albero sacro, il gesto veniva marchiato come sacrilego. Degno di scatenare la collera divina.

L’albero di fico è anche legato alle origini di Roma. Leggenda vuole che la cesta contenente Romolo e Remo si fosse incagliata proprio sotto un fico selvatico, schivando così il destino che li avrebbe voluti morti in quanto frutto illegittimo della vestale Rea Silvia. Fu proprio all’ombra di un fico che la lupa nutrì i figli di Marte. E fu quindi sotto un fico che la gloria di Roma crebbe.

Com'è arrivato in Sicilia?

Si dice che questo squisito frutto sia giunto in Europa con Cristoforo Colombo, di ritorno dalle Americhe. Invece ancora prima, nell’ 827, i Saraceni lo importarono in Sicilia quando sbarcarono a Mazara.

In nessuna altra piante del bacino del Mediterraneo il ficodindia si è diffuso come in Sicilia, dove rappresenta non solo un elemento costante del paesaggio, naturale, ma è anche un elemento ricorrente sulle tavole e nelle rappresentazioni letterarie e iconografiche dell’isola, fino a diventarne quasi un vero e proprio simbolo.

In Sicilia i fichi d’India venivano utilizzati come alimenti preziosi per l’inizio della giornata lavorativa del contadino. Durante il periodo della vendemmia, in tutta l’isola è tradizione, infatti, consumare questi frutti di prima mattina, a colazione. Costume deriva dall’antica usanza del proprietario della vigna che donava senza parsimonia questi dolci frutti ai suoi vendemmiatori, per evitare che si mangiassero troppa uva durante il raccolto.

Il fico d’India però ha origini molto più lontane della Sicilia. Nasce in Sud America, esattamente in Messico. “tenace monumento dei deserti” veniva definito, per descrivere il carattere del frutto, coronato di spine, che sopravvive alle aride e secche temperature desertiche.

Per molto tempo, il fico d’India ha rappresentato un simbolo della tradizione Azteca: l’importanza di questa pianta e di questo frutto per i messicani è tale da incarnare il simbolo del Paese, tanto che appare persino nella bandiera messicana, sotto l’aquila. E’ un pianta che cresce spontaneamente, necessita di poche attenzioni, resiste a siccità e aridità dei terreni.

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